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- LE MILLE VITE DI MI-KUN. UNA RECENSIONE

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Le mille vite di Mi-kun. Una recensione
Le mille vite di Mi-kun. Una recensione
scritto il : 22-04-2018
Questo manga di circa duecento pagine è un occasione buona per scoprire un Matsumoto diverso da quello che ci si aspetta, infatti le epiche storie a carattere “spaziale” lasciano il passo alle avventure di un gatto, animale comunque sempre presente nell’universo matsumotiano.

Il manga è formato da circa 200 pagine suddivisi in 10 capitoli ed è formato da due parti. Infatti , in appendice, son presenti cinque storie, diciamo, fuori continuity rispetto al filone principale anche se non esiste una vera e proria trama verticale della storia.

Partirei nella descrizione delle storie in appendice per una ragione valida : sono le più vecchie, lo si capisce dallo stile che non è ancora quello “standard” matsumotiano ma più affine a Tezuka. Queste cinque storie, pubblicate su riviste di carattere shojo, sono slegate da loro e raccontano le avventure di un gatto MASCHIO  tigrato, appunto il  “Mi-kun” del titolo. Nel leggerle una di seguito all’altra ritroviamo delle situazioni che sono “ricorrenti” come il far primeggiare il gattino tra “la banda di quartiere” degli altri gatti, l’abbandono del gatto perché la famiglia si trasferisce oppure la bimba, sempre disegnata nello stesso modo, che all’inizio della storia incontra ed adotta il gattino. Questo non aiuta di certo la lettura del manga che sembra essere ripetitivo. I temi trattati non sono dei più felici, ci sta l’amore non corrisposto, il razzismo, la malattia, la superbia. Temi che non sono estranei all’opera matsumotiana ma che qui assumono valenze più forti per le prese di posizione finanche troppo estreme per un autore che in seguito “giustificherà” Dessler, cercherà dei punti di contatto tra meccanoidi e umani convivendo nella stessa nave come si vede in Cosmo Warrior Zero, o spiegherà le ragioni, anche non condividendole, della caduta di Yaoi Yukino meccanizzando Lamethal.
Le prime cinque storie del libro, le più recenti, hanno invece come protagonista una GATTINA, anche se nonostante tutto viene chiamata con un nome maschile (il kun infatti è un titolo che si potrebbe tradurre come ragazzo) per via della “sua faccia da maschiaccio”. Anche questa gattina a modo suo è la “capobanda” del quartiere. Tutti i gatti randagi della zona le fanno il filo e il povero padrone di casa, con sua figlia, che assomiglia in questo caso a Tetsuro quasi a indicare il suo carattere da maschiaccio, son costretti a scacciarli a suon di botte. I temi trattati non sono molto dissimili dalle storie descritte prima. C’è l’avversione per “il gatto nobile” che ha perso l’istinto di gatto;  tratta in qualche modo di razzismo rappresentando un gatto bianco che in quanto tale “incapace” di catturare gli uccellini; c’è sempre lo spirito samurai che porta il gatto di turno a combattere contro tutto e tutti per raggiungere i propri scopi; si affronta la morte. Anche queste non sono storie “allegre”, veniamo a conoscenza la morte della gattina già nel primo capitolo, ma hanno un ironia di fondo che stempera i temi che tratta.
In appendice abbiamo le foto dei gatti di Matsumoto, tutti chiamati Mi-kun con delle informazioni essenziali sul loro carattere.
L’edizione è stupenda pur se costosa, 15€  per un volume “grande”, carta spessa e bianchissima. Un opera insomma ai livelli della casa editrice che, aveva già stampato IL MONDO QUADRIMENSIONALE. Però, non so se consigliare l’acquisto. Personalmente, pur trattando alcuni temi importanti, ho trovato la lettura piacevole ma non essenziale. C’è, come dicevo in precedenza, quel senso di deja-vu nello scorrere le pagine, situazioni e tematiche più che ricorrenti, spesso anche speculari, che appesantiscono, secondo il mio parere, la lettura annoiando il fruitore del manga. In sintesi se siete “animalari” e/o appassionati di Matsumoto prendetela per completezza, ma con la consapevolezza che dell’autore ci sarebbe altro da stampare o leggere. Se non rientrate nella categoria sopracitata sappiate che troverete un manga non perfetto ma, letta una storia al giorno e non tutto in una volta, tutto sommato di gradevole lettura anche se triste.